La causa più comune di dolore cronico felino è ritenuta essere la Djd, o malattia degenerativa articolare. Ma dove si localizza?
Le difficoltà nel riconoscere il dolore artrosico è più elevata nel gatto, rispetto al cane: i segni tipici, come la zoppia, nei felini possono passare più facilmente inosservati.
I segni del dolore possono infatti essere indiretti e includere manifestazioni aspecifiche come il semplice abbattimento. Possibili anche una diminuzione della mobilità, la ridotta interazione con l’uomo e con eventuali altri pet presenti in casa, come anche uno scarso appetito o forme di aggressività inaspettata, in gatti abitualmente docili. Perciò, se noti alcuni di questi segni , o anche che il tuo gatto salta meno di prima, è meno agile e fa fatica a entrare nella lettiera, parlane con il medico veterinario: potrebbe trattarsi di osteoartrite felina.
Dove si localizza
Le alterazioni radiografiche da Djd felina possono non corrispondere necessariamente alla malattia clinica evidente. In sostanza, come abbiamo già detto sopra, nel gatto spesso l’osteoartrite c’è ma non si vede.
Quali sono le sedi più colpite? L’osteoartrite felina non colpisce solo le articolazioni appendicolari, ma anche la colonna vertebrale.
In uno studio (Lascelles et al., 2010) finalizzato a determinare la prevalenza di Djd in un gruppo randomizzato di gatti, è emerso che segni radiografici di malattia degenerativa articolare erano presenti nella maggior parte dei casi (92%); il 91% era colpito almeno a livello di un’articolazione, mentre nel 55% dei casi era la colonna a essere interessata. Le articolazioni colpite, in ordine decrescente, erano più frequentemente l’anca, il ginocchio, il tarso e il gomito. Il segmento toracico della colonna vertebrale era quello più spesso colpito, rispetto al segmento lombosacrale.
Ma solo nel gatto anziano? Sempre secondo questo studio del 2010 di Lascelles e colleghi, a ogni anno di età del gatto, l’incremento previsto di Djd aumenta del 13,6%. In effetti, a oggi sappiamo che la Djd radiograficamente visibile è molto comune nei gatti domestici, anche giovani, ma è fortemente associata all’aumento dell’età.
Ma quando diventa cronico, il dolore? Si può considerare tale se persiste da più di 2-3 settimane.
Cosa si può fare
L’obiettivo terapeutico, una volta diagnosticato il processo artrosico, è quello di controllare il dolore a esso correlato. L’osteoartrite, infatti, riduce fortemente la qualità di vita del gatto e, per migliorarla, bisogna tenere sotto controllo il dolore, anche quando c’è ma non si vede.
L’approccio del trattamento è multimodale, che significa? Che ai farmaci analgesici, anche combinati tra loro, si affiancherà una gestione non farmacologica.
Soprattutto per le terapie a lungo termine, il medico veterinario cercherà una “minima dose efficace” dei farmaci, ovvero il quantitativo minimo in grado di procurare l’effetto terapeutico desiderato, da somministrare periodicamente, a cicli.
I Fans impiegati saranno quelli autorizzati per la specie felina (evitare assolutamente il fai-da-te con farmaci a uso umano, soprattutto nel gatto!), ma il medico veterinario potrà valutare di associare anche altri farmaci analgesici indicati per questa specie (come alcuni oppioidi). Le combinazioni di trattamento potranno variare a seconda del singolo caso e della fase di riacutizzazione della malattia.
In seno alla gestione non farmacologica, sarà molto importante una dieta adeguata e il controllo del peso: l’obesità nel gatto è da evitare sempre, e questo vale anche rispetto all’osteoartrite, che ne verrebbe senz’altro aggravata. Potrà risultare molto utile la fisioterapia, il cui piano verrà di volta in volta stabilito dal medico veterinario; il professionista potrà fornirti anche delle indicazioni per eseguire “giochi terapeutici” e apportare modifiche ambientali in casa, che facilitino la mobilità quotidiana del tuo gatto artrosico.
Dieta e mangimi complementari
In seno alla gestione multimodale, quella non farmacologica potrà includere anche degli appositi mangimi complementari formulati per il benessere articolare, da somministrarsi dietro consiglio medico veterinario.
In un ulteriore studio condotto sempre nel 2010 da Lascelles e altri colleghi, è stato evidenziato un miglioramento della mobilità nei gatti che assumano una dieta integrata con acidi grassi omega-3 (Epa e Dha), Perna canaliculus (cozza dalle labbra verdi), glucosamina e condroitin solfato.
Glucosamina e condroitin solfato rientrano nelle sostanze Dmoad (Disease-modifying osteoarthritis drugs): significa che possono aiutare a “modificare” il decorso della malattia nel corso del tempo, rallentando il processo degenerativo, in particolare a livello della cartilagine articolare.
Affinché un mangime complementare possa risultare concretamente utile, però, dovrà essere anche facilmente somministrabile. Da proprietario sai benissimo che se un prodotto non risulta gradevole al suo palato, sarà praticamente impossibile riuscire a somministrarlo al tuo gatto.
Glucosamina e condroitin solfato con elevati indici di purezza, ad esempio, sono presenti in Confis gatti® di Candioli Pharma, mangime complementare dietetico per gatti, formulato e appetizzato per il supporto del metabolismo articolare in caso di osteoartrite. Sempre dietro parere medico veterinario.